TVSVIZZERA.IT Keystone / Ennio Leanza
Da quest’anno, i consigli d’amministrazione delle più grandi ditte svizzere dovranno progressivamente contare almeno il 30% di donne.
Tra le nuove disposizioni contemplate dalla revisione del diritto delle società anonime, entrata in vigore il primo gennaio 2021, vi è una norma che punta a migliorare la rappresentanza femminile in seno ai consigli d’amministrazione e alle direzioni delle società svizzere quotate in borsa.
La misura prevede che nei cda e nelle direzioni siedano rispettivamente almeno il 30 e il 20% di donne.
Il provvedimento non è però obbligatorio. Se i valori non sono rispettati, l’impresa deve, nel rapporto annuale sulle remunerazioni, indicare i motivi e illustrare le misure per migliorare la situazione. L’obbligo di presentare tale documento incomincia per i cda cinque anni dopo l’entrata in vigore della legge e per la direzione dieci anni dopo. Ad essere interessate da queste disposizioni sono circa 200 società.
Se il buongiorno si vede dal mattino, le cose sembrano essere iniziate piuttosto bene, poiché tre donne sono state recentemente nominate amministratore delegato di tre importanti società: Michèle Rodoni, alla Mobiliare, Sabrina Soussan, di Dorma-Kaba e Laura Meyer, alla testa di Hotelplan.
Secondo alcuni esperti, l’obiettivo è raggiungibile, in particolare per i cda. “Le aziende si muovono. Innanzitutto, il 40-50% del personale è formato da donne e le imprese sono anche consapevoli che devono promuovere il loro sviluppo – spiega alla Radiotelevisione svizzera il reclutatore di manager Guido Schilling. Esistono piani validi per la diversità di genere, c’è una forte presenza di donne nei quadri intermedi e sono fiducioso che arriveranno ai vertici nei tempi a cui si mira con le nuove disposizioni”.
La Svizzera parte però da lontano. Secondo uno studio pubblicato a inizio 2020 dalla società Heidrick & Struggles, su 16 paesi analizzati, la Svizzera arriva al penultimo posto per quanto concerne la rappresentanza femminile ai vertici della direzione delle più grandi aziende. La Confederazione fa meglio solo della Cina